Rimini

Da ItaChan.
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Anonimo decide di uscire con suo fratello sabato sera. Lulz ensue.

Testo

Caro /b/,

voglio raccontarti il mio sabato sera TRP PAXXO, affinché almeno tu ne ricavi del lulz. Naturalmente, è stato un fallimento epico.

Tutto inizia quando sono costretto dai miei genitori ad andare ad una cena con i parenti nella nostra villa a Rimini (CHE NOI ABBIAMO E VOI NO ETC.). Naturalmente ero disperato, perché avrei dovuto passare la serata fuori casa e soprattutto senza l'Internet. Per fortuna arrivato sul posto (era da tanto che non ci andavo) ritrovo dei tesori da lungo dimenticati, tra cui il mio Dreamcast. Probabilmente la mia serata sarebbe finita giocando a Marvel vs. Capcom 2, ma ad un certo punto mi sono chiesto: non sono mai uscito la sera in vita mia, ho 25 anni (e naturalmente sono vergine), perché non provare almeno una volta a fare il vitafag? La villa infatti è piuttosto vicina al mare, e sarebbe stata una buona occasione. Per darmi la motivazione giusta mi scolo i vari alcolici che erano stati serviti durante la cena; il tasso alcolico si va a sommare a quello già ingerito nel corso della precedente libagione. Gioco un po' a Space Channel 5 e aspetto che arrivi mio fratello minore.

Lui infatti ha la macchina (io invece non ho neanche la patente). Dopo ore di suppliche riesco a strappargli il favore; lui in quanto vitafag navigato mi aveva già messo in guardia sul fatto che non avremmo trovato parcheggio, che non c'era niente da fare e che mai saremmo riusciti a entrare in un locale. Soprattutto, aggiungo io, perché uno come me che si veste come alle medie mai avrebbe superato la selezione all'entrata; per fortuna ovvio il problema indossando un paio di suoi jeans attillati (in tuta sì, ma ciccione no per fortuna). Prima di uscire, mando giù altri due bicchieri di whisky: infatti non mi sentivo neanche minimamente euforico, e allora da bravo volpone penso che la soluzione sia aumentare la dose.

Per una buona ventina di minuti l'alcol non fa effetto, semmai sono più apatico del solito. Poi, arriviamo sul lungomare. Ormai sto cominciando a perdere cognizione della realtà, e mentre mio fratello fa giri infiniti senza trovare parcheggio (erano le 2 di notte ormai) posso almeno scorgere le ondate di umanità che tracimano verso i locali. Già pregusto la mia serata da vitafag, ma proprio come Mosé morì sul monte Nebo guardando la Terra Promessa che mai avrebbe raggiunto, così anch'io mi avvicino ad un simile epilogo. Probabilmente c'era una quantità di jailbait inaudita, ma ormai avevo già perso ogni interesse a causa dell'intossicazione. Altrimenti, penso, mi sarei lanciato in corsa dal finestrino. Diventa sempre più evidente che non entreremo mai in alcun dove, ma io rimango ciononostante fiducioso. Tutto si fa sempre più annebbiato e confido ogni mio più imbarazzante segreto a mio fratello. A un certo punto un ciccione pelato urla contro mio fratello, io inorgoglito per difenderlo gli controbatto "POVERO PICCOLO UOMO POVERO DI SPIRITO, MORIRAI DIMENTICATO". Per fortuna mio fratello chiude in tempo il finestrino per evitarmi questa figura barbina. Tutto va in crescendo, mi sembra di essere come in certi FPS dove quando la salute si abbassa si attiva il motion blur e cambiano i colori a schermo. Mio fratello infine fa rotta verso casa, prendo una sua sigaretta (mai fumato prima d'ora) e la fumo finché non si riduce a un mozzicone di due centimetri. Mi brucio più volte ma non sento praticamente male. La cosa divertente è che comunque avevo ancora una certa razionalità in quello che dicevo, per cui continuavo a parlare di vidya e anime; la dimostrazione che non stessi malissimo è che comunque mi ricordo ancora ogni singola cosa che è successa.

Siamo alle ultime battute. Mio fratello mi scarica e io praticamente rotolo fino al portone. Qui arriva il bello: mi sento male e mi viene da vomitare, cosa che puntualmente avviene in ripetuti e copiosi getti. La genialata è che, con un FOTTUTO INTERO GIARDINO a disposizione, dove avrei potuto fare di tutto e passare inosservato, mi metto a vomitare in bagno, a porta aperta. Il punto è che mi ero spaventato (lòl) e aspettavo arrivassero i miei genitori, che infatti vengono a soccorrermi con lo stesso disprezzo che avrebbero riservato ad un barbone rumeno.

E niente /b/, qui si conclude la nostra storia. La morale della favola è: a stare senza Internet ci si caccia soltanto nei guai.

Pittura in qualche modo correlata.